KOBUDO

IL KOBUDO NELLA STORIA da jjki.org | Mag 9, 2023 | storia Kobudo

Il Kobudo nella Storia

Il Kobudo nasce ad Okinawa, la più grande delle isole Ryu-Kyu poste tra il Giappone e le coste orientali della Cina, posizione di importanza strategica nella rete di comunicazione con i grandi centri commerciali dell’Est Asiatico. Okinawa divenne il centro di un commercio estremamente fiorente, soprattutto dopo il 1429, anno in cui si instaurò nell’isola la prima dinastia Sho che pose fine ad un periodo di instabilità provocato da una guerriglia interna.

Nel 1470 tuttavia crollò la dinastia regnante, a cui seguì un periodo di agitazione fino alla restaurazione della nuova dinastia Sho sette anni dopo. La nuova casa regnante dovette affrontare fin da subito l’indisciplina di alcuni signori ribelli e così nel 1483 venne promulgato un editto secondo il quale nessuno (nobile o plebeo) avrebbe potuto portare armi; si stabilì quindi che tutte le armi fossero portate al castello di Shuri e che tutti i nobili prendessero stabile dimora nella capitale reale sotto il diretto controllo del re.

Lo stato di benessere continuò fino al 1609, anno in cui Okinawa si rifiutò di sottostare allo Shogun, ostacolando così l’unificazione del Giappone. Okinawa allora fu occupata e sottomessa, il re venne portato a Edo (=Tokyo) e rilasciato soltanto dopo essere stato trasformato in una importante pedina politica giapponese. L’editto che vietava l’uso delle armi restò in vigore solo per gli abitanti dell’isola, non certo per i samurai che venivano dal Giappone. Tale situazione portò allo sviluppo delle Arti Marziali dell’isola, per il bisogno di difendere la propria famiglia, i propri beni e i propri raccolti dagli invasori e dai ladri. Gli agricoltori e i pescatori svilupparono, grazie anche alla tradizione cinese, uno stile che utilizzava gli attrezzi del proprio mestiere come vere e proprie armi: il Kobudo.

Così come i loro antichi predecessori che si opponevano ai Signori di Okinawa, gli attuali praticanti del Kobudo si allenavano con i kata, che rappresentano la tradizione da tramandare da Maestro ad Allievo per preservare le caratteristiche e i segreti di uno stile. I kata sono studiati per consentire di raggiungere la perfezione dei movimenti e la coordinazione tra corpo e arma, la quale tende a diventare una naturale “estensione” del proprio corpo.

Soke R. Clark - Programma Tecnico

Il programma tecnico del Kobudo insegnato da Soke R. Clark consiste nello studio dettagliato di attacchi, parate, kata, applicazioni e storia delle principali armi tradizionali, non solo quelle di Okinawa, ma più in generale quelle caratteristiche del medioevo giapponese (nunchaku, sai, tonfa, bo, kama, katana, wakizashi, jo, naginata, yari, tessen, yawari, manrikigusari).

Lo studio del Kobudo non è fine a sé stesso, perché saper utilizzare con disinvoltura le armi tradizionali significa non solo migliorare la coordinazione e avvicinarsi a una cultura secolare, ma anche saper maneggiare con ottime capacità di adattamento oggetti d’uso comune che possono essere d’aiuto per mettere fuori combattimento un aggressore. Il corso di Kobudo viene svolto nella totale sicurezza, è un corso facoltativo e complementare al corso di Ju-Jitsu.

Armi Tradizionali

Il nunchaku era uno strumento agricolo che serviva per battere i covoni di frumento o i fasci delle piante di riso dopo l’essicazione per separare le cariossidi dal culmo. Questo è uno strumento agricolo diffuso anche nelle altre culture: così come per i falcetti e i bastoni, qualcosa di simile esisteva anche in Italia. In Cina era più frequente quello a tre segmenti, che consentiva anche di legare i fasci.

Il nunchaku era formato da due bastoncini uniti con fili di seta o budello di bufalo e il loro utilizzo consiste nel farli roteare con grande velocità, richiedendo una buona capacità di coordinazione.

Importati dalla Cina, ma di origine indiana, i sai venivano usati per arare la terra e piantare le sementi nei solchi. Utilizzati come armi risultano efficaci nella difesa da spade e bastoni. In tale contesto venivano impugnati due sai (uno per mano) per intercettare e deviare i fendenti, per poi contrattaccare. Una volta erano armi appuntite e spesso si decideva di usare il sai come arma da lancio ravvicinata, infatti di solito si portava alla cintura un terzo sai. Una variante del sai è il jutte che venne utilizzato dalla polizia giapponese per difesa e bloccaggi, andando ad agire con pressioni su punti sensibili.

Il tonfa era un’arma conosciuta nel centro e nel nord della Cina come il “regolo di Jano”. Un Maestro cinese di tonfa affrontò nell’isola di Bokuto il Maestro Matsu Higa armato di bo, arma in cui eccelleva. Il Maestro cinese rimase impressionato dallo stile e dalla bravura di Higa nell’uso del bo (unica arma del Kobudo che si è sviluppata in modo autonomo nell’isola di Okinawa senza subire influenze cinesi), al punto da volergli insegnare l’arte del tonfa, che venne successivamente introdotto nella pratica marziale del Kobudo.

Il tonfa era la manovella che serviva a far girare la macina del grano e poteva essere tolta facilmente dalla macina, così da essere utilizzata come arma. Una salda impugnatura consente di proteggere tutto l’avambraccio e di poter colpire con l’estremità sporgente o con rapido movimento rotatorio. Se ne utilizzavano di solito uno per mano.

Oggi i corpi di polizia di diversi paesi, tra cui Stati Uniti e Canada, hanno in dotazione quest’arma data la sua versatilità, perché può anche essere utilizzato per effettuare tecniche di bloccaggio.

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